Non ho mai capito i titoli dei quadri di Magritte

Il Magritte Museum di Bruxelles vanta la più vasta collezione di opere dell'artista belga. Tra capolavori e gemme sconosciute al grande pubblico permette di indagare il supremo mistero dei suoi dipinti.

10 December 2015

Il Magritte Museum, inaugurato nel 2009 in Place Royale e collegato agli altri musei reali di Belle arti è una tappa obbligata per i viaggiatori avidi di ispirazioni visive. L’esposizione inizia dall’alto, al terzo piano dell’edificio. Ampie sale scure si succedono: l’illuminazione non sempre è impeccabile. Tra un piano e l’altro, dalle grandi vetrate si può godere di una vista del cielo sopra Bruxelles. Forse l’intento è quello di ricreare il violento contrasto che si ritrova nella grande tela de L’Impero della luce (1950), il dipinto più celebre qui esposto.

René Magritte, L'impero della luce, Magritte Museum Bruxelles

La grande attrattiva del museo sta nel mostrare e contestualizzare i capolavori dei periodi meno conosciuti dell’autore: si scopre così quante diverse sfaccettature nasconda nella sua produzione poliedrica René Magritte (1898-1967) e si può approfondire meglio quel contrasto (di configurazioni, di proprietà, di finalità) che è sempre alla base delle sue opere.

Museo Magritte, Bruxelles | by luciaasnaghi

La facciata del museo nel 2009, prima dell’inaugurazione

Si parte dalla gioventù, dalle copertine musicali art-deco degli anni ’20 ai manifesti pubblicitari per sbarcare il lunario, questi ultimi considerati “lavori imbecilli”, probabilmente perché per loro natura devono prevedere un rapporto lineare tra nome-immagine-prodotto.

Sono esposte le riviste e i filmati familiari con la sorella-musa Georgette e la gioviale compagnia dei surrealisti belgi e francesi, che ci mostrano da un lato il Magritte teorico e dall’altro il burlone che indossa un elmo prussiano e un lunghissimo naso posticcio.

Nel 1940 Magritte scappa in Francia e viene solo sfiorato lontanamente dai venti bellici, tornando nel 1943 in Belgio. Separato bruscamente dal gruppo surrealista, si rivolge al passato e sperimenta uno stile ispirato ora a Renoir, ora a Degas. I temi e gli oggetti ricorrenti del periodo surrealista rimangono oggetto d’indagine costante.

René Magritte, Il sorriso, 1043 - Magritte Museum Bruxelles
René Magritte, Le Galet, 1948 - Magritte Museum Bruxelles
René Magritte, Lirismo, 1947 - Magritte Museum Bruxelles

Il percorso dell’artista e l’evoluzione che lo porta alla poetica e allo stile più maturi (che gli hanno dato la celebrità mondiale) appare chiaro dai numerosi pannelli e dalle pubblicazioni esposte nei tre piani del Magritte Museum.

La pittura illusionistica che si stabilizza negli anni finali è il risultato della sua riflessione sulla distinzione tra realtà e rappresentazione. Anche se il confine tra la tela dipinta e l’orizzonte è sempre tracciato, si può comunque giocare su quella sottilissima linea.

Renè Magritte, La maledizione (1960) - Magritte Museum Bruxelles

Renè Magritte, La maledizione (1960) – Magritte Museum, Bruxelles

Parole e immagini non sono gli oggetti che mostrano né i concetti che esprimono, le convenzioni possono essere rimescolate per trovare nuovi intrecci e nuove relazioni interessanti nel contrasto.
Parole e immagini sono interscambiabili e il significato che ognuno di noi vi attribuisce è puramente arbitrario. Ecco allora che le didascalie e i titoli di Magritte non possono essere descrittivi: devono contribuire a oliare gli ingranaggi del mistero.
Il loro scopo è sviare lo spettatore dall’illusione realistica, evidenziando un ulteriore meccanismo di scollamento tra rappresentazione, segno, significato e realtà.

René Magritte, Les mots et les images, 1929 - Magritte Museum Bruxelles
René Magritte, Les mots et les images, 1929 - Magritte Museum Bruxelles
René Magritte, Les mots et les images, 1929 - Magritte Museum Bruxelles

Un oggetto non è così legato al proprio nome da non poterne trovare uno più adatto — In un quadro le parole sono della stessa sostanza delle immagini — Un oggetto non realizza mai la stessa funzione del suo nome o della sua immagine (René Magritte, Les mots et les images, 1929)

Finzioni 04 - Compact LogoRené Magritte è uno degli artisti più citati nella cultura visiva odierna, conoscerlo meglio permette di scavare in profondità una ricchissima miniera di spunti e ispirazioni. Anche io ho preso a modello i suoi sonagli quando ho progettato il logotipo di Finzioni.

Pink Floyd, "Wish you were here" album coverPer chi volesse approfondire senza bisogno di visitare il Magritte Museum, ho trovato un documentario inglese del 1978 in cui lo stesso artista ripete ancora una volta quanto detesti “le arti decorative, il folklore, la pubblicità [ma anche] le voci degli annunci, l’aerodinamica, i boy scout, l’attualità e gli ubriachi”.
Chicca musicale: la colonna sonora del documentario è di Roger Waters. Non è un caso che molte delle copertine dei Pink Floyd siano ispirate a Magritte.




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